Per questo mese abbiamo il piacere di ospitare nella nostra galleria Martina Gagliardi, un’artista piemontese (originaria di Alba) che sta portando avanti una ricerca artistica incentrata sui frutti della natura che l’uomo coltiva e consuma. Per Gagliardi c’è un luogo di centrale importanza attorno al quale sviluppare la suddetta ricerca: il mercato ortofrutticolo. L’artista si concentra su un mercato in particolare ma lasciamo che siano le sue stesse parole a svelare quale sia, e, soprattutto, ad introdurre in maniera più approfondita la riflessione che ha dato origine alla serie di opere che presentiamo in galleria, intitolata Fili e trame.
Fili e trame
Ho iniziato la mia ricerca approfondendo il tema delle materie prime, ossia dei frutti che la natura ci offre. Successivamente mi sono trasferita a Torino per frequentare l’accademia alloggiando vicino a Porta Palazzo. Passando davanti al mercato nel tragitto casa scuola, mi si è offerta l’occasione di osservare il mercato e di trarne spunti per un’elaborazione di un progetto artistico.
Il mercato di Porta Palazzo ha caratteristiche diverse nelle varie fasi della giornata: mattino, pomeriggio, sera. L’obiettivo del mio lavoro non è tanto quello di rappresentare la varietà dei prodotti ortofrutticoli ma è incentrato sull’osservazione del deteriorarsi di questi: arrivano freschi all’alba, vengono scaricati dai camion ed esposti sui banchi del mercato per la vendita.
A fine giornata la verdura e la frutta rimasta invenduta si presenta ben diversa da come è arrivata al mattino. Nei miei dipinti non compare mai la figura umana anche se il mercato non potrebbe esistere senza la presenza dell’uomo (chi lavora, chi vende e chi acquista); i protagonisti delle mie opere sono esclusivamente i prodotti della terra.
Sono rimasta attratta anche dalle cassette che contengono le materie prime: disposte su bancali, camion disegnano interessanti geometrie lasciando appena intravedere il contenuto.
All’arrivo le cassette sono piene e accatastate ordinatamente sui camion e poi le stesse cassette vuote impilate per l’utilizzo del giorno dopo a significare una sorta di routine che si ripresenta in ogni aspetto del mercato.
Nei miei lavori ho cercato di esprimere l’attitudine personale a cercare luce nelle crepe più nascoste e buie. Nei luoghi dove, per gli altri, sarebbe impossibile o quantomai difficile da scovare.
Questa bellezza che intravedo nelle macerie, negli scarti, in ciò che l’uomo – a causa della sua furia consumistica – tralascia e abbandona per immediato disinteresse, si può considerare il fil rouge delle mie opere.
Scarti che non sono immondizia e pur essendo troppo maturi o ammaccati, possono ancora essere utilizzati. Ho visto di persona che a fine giornata al mercato arrivano dei volontari che raccolgono gratuitamente dagli ambulanti la merce che questi butterebbero via.
È una ricerca dell’imperfezione che rende qualcosa speciale, proprio al momento del suo tramonto. Estetica delle macerie, che non è rovinismo o decadentismo: ma semplice osservazione e valorizzazione delle cose, viste in una diversa prospettiva, più empatica e umana.
Il mercato all’alba mostra la forza della merce; al crepuscolo, viceversa, tutta la sua fragilità e peribilità. Potrebbe valere benissimo come metafora della vita umana.
Soltanto avendo cura del progetto intero, dal principio alla fine, ho assaporato i raggi della vera bellezza. Per me, queste casse sbilenche, questi ortaggi sbiaditi e già sfatti, sono emblema di rinascita, non di morte. L’arte è proprio questa possibilità di resurrezione, di riscrittura del mondo, delle sue leggi fisiche e umane: un riscatto del sensibile sulla materia, ove le cose appaiono nella loro anima e non nel loro semplice abbaglio esteriore.
Infine, questi frammenti di vita diventano fili che compongono una trama, linee di luce e di significato che, pur inserendosi in un contesto figurativo e realistico come quello del mercato, vogliono simboleggiare un tentativo di ricerca più interiore e segreto. Un modo di avvicinarsi alle nascoste trame del mondo e delle relazioni attraverso l’evidenza dei colori e delle tonalità, per giungere, attraverso la vividezza dei materiali e delle tecniche utilizzati, a un’immersione nel tessuto simbolico del mondo.
La tecnica – tnt pastelli ad olio
La mia ricerca parte direttamente sul campo: entrando dentro al mercato ho avuto modo di fotografare con il mio smartphone le situazioni più attraenti.
Successivamente ho rielaborato questi frammenti fotografici in pittura, trasformandoli in fili, cercando nuove trame del mondo utilizzando pastelli ad olio colorati.
Come supporto dei miei lavori, ho deciso di utilizzare il tnt, ovvero tessuto non tessuto utilizzato in agricoltura per proteggere le piante dal freddo o da eventuali agenti atmosferici.
Rispetto ad un tessuto ordinario, in cui le fibre presentano due direzioni prevalenti ed ortogonali fra di loro (trama ed ordito), nel tnt queste ultime presentano un andamento casuale, senza individuazione di alcuna struttura ordinata. Il “tessuto non tessuto” è infine molto morbido e non abrasivo al tatto, essendo un prodotto realizzato artificialmente presenta numerosi vantaggi rispetto ai tessuti naturali.
Bio
Martina Gagliardi (Alba, 1996) si è diplomata dapprima al liceo artistico Pinot Gallizio di Alba e successivamente, in pittura, all’Accademia di belle arti di Cuneo.
Attualmente ha completato i suoi studi di laurea magistrale in pittura all’Accademia di belle arti di Torino.
La sua ricerca artistica predilige la tecnica pittorica, esplorandone tutte le risorse espressive, con particolare interesse all’uso di materiali inediti, quali carte da pacco, pellicole, superfici in tnt e juta. Ha esposto in diverse mostre e collettive nel corso degli anni.